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Gay & Bisex

Il bidello


di FSeed
13.07.2016    |    26.494    |    7 9.7
"Il professore di architettura mi mandò nel magazzino del laboratorio a prendere del materiale, ma essendo quest'ultimo su un ripiano troppo alto fui costretto..."
Iniziai il quarto anno di liceo molto più sicuro di me, forse grazie alle esperienze che avevo accumulato (anche se poche), ma ancora non avevo avuto il coraggio di rivelare ai miei amici la mia omosessualità. In compenso la mia voglia di cazzo era così tanto che non facevo altro che guardare ogni ragazzo mi passasse davanti. All'inizio di quell'anno scolastico arrivò da noi un nuovo bidello, Mario (nome di fantasia) che da subito mi fece salire gli ormoni a duemila. Alto più o meno 1,80 m, moro con carnagione olivastra, e un fisico scolpito dalla palestra con tatuaggi sparsi un po ovunque. Anche se il viso non era dei più belli, si trattava sempre di un over trenta che nel complesso attizzava, e proprio per questo divenne l'idolo delle ragazze di tutta la scuola. Fortuna volle che Mario venne affidato al piano dove si trovava la mia classe, quindi fin da subito si instaurò un bel rapporto con tutti noi ragazzi. Io non perdevo occasione per uscire dall'aula e incontrarlo per il corridoio, o chiedere del gesso dallo stanzino. Mario era sempre gentile e sorridente con me, e mi chiamava sempre "piccolo", forse perchè ero il più basso della mia classe. Durante le ore di buca o di educazione visiva (la cui professoressa era così svampita da non capire neanche quanti eravamo in classe) io e i miei amici andavano nello stanzino dei bidelli a parlare e scherzare con Mario. Lui e gli altri ragazzi non facevano altro che parlare di calcio e fica, mentre io mi accontentavo di guardare quel figo.Queste visite mi permisero di vedere meglio Mario, ma soprattutto di spiare bene il suo pacco, che sembrava sempre scoppiare all'interno dei jeans.
Un giorno capitò una cosa strana. Il professore di architettura mi mandò nel magazzino del laboratorio a prendere del materiale, ma essendo quest'ultimo su un ripiano troppo alto fui costretto a prendere una sedia. Mentre salivo Mario entrò nel laboratorio.
"Che stai a fa piccolo?"
"Mi servono i fogli su questo ripiano" risposi io "ma senza sedia non ci arrivo".
"Attento che ste sedie so tutte marce" disse Mario. Neanche il tempo di finire la frase che una delle gambe della sedia cedette, e Mario mi prese al volo da dietro, posando una mano sul mio culo mentre io mi reggevo allo scaffale. Sempre con la mano di Mario sul culo staccai le mani dallo scaffale e ritornai con i piedi per terra.
"Grazie Mario. Se non c'eri te sai che caduta".
"Figurati piccolo" disse lui "comunque c'hai proprio un bel culo. Sembra quello di una ragazza" disse lui facendomi l'occhiolino. Mi prese i fogli dallo scaffale e tornai in classe.La frase di Mario mi aveva lasciato un po perplesso, ma il ricordo della sua mano sul mio culo mi fece eccitare. Qualche giorno dopo era prevista una riunione di tutti i rappresentanti di classe che si sarebbe svolta dopo l'orario di lezione. La riunione finì prima del previsto, e visto ero rimasto senza chiavi di casa quel giorno avrei dovuto aspettare più di un'ora che i miei rientrassero dal lavoro. Mentre gli altri ragazzi andavano via Mario mi vide da solo nell'ingresso.
"Che fai piccolo? Non vai a casa?".
"Sono rimasto fuori casa e devo aspettare i miei che mi vengano a prendere" risposi io.
"Dai allora vieni a farmi compagnia, devo dare una sistemata nel magazzino della palestra". Scendemmo giù in palestra e poi entrammo nel magazzino, una stanza polverosa e piena di attrezzi ginnici, alcuni forse non toccati da anni. Io mi sedetti su una sedia mentre Mario cominciava il suo lavoro. Parlammo di molte cose, se mi piaceva il calcio,cosa volevo fare dopo la scuola, delle ragazze. Sull'ultimo argomento rimasi un po vago, sparando quattro nomi a caso di ragazze che mi piacevano. Ad un certo punto Mario, vista la fatica, si tolse la camicia e rimase in canottiera, che metteva in evidenza i muscoli e i tatuaggi, insieme a una peluria ben distribuita sul petto. Forse Mario si accorse dei miei sguardi verso di lui.
"Ma sei sicuro che ti piacciono le ragazze piccolo?"
"Si. Perchè me lo chiedi?"
"No chiedevo. Stai sempre con le ragazze, ma non ti ho mai visto provarci. Poi sei sempre carino e delicato".
"Quindi secondo te sarei gay per questi motivi?" lo dissi quasi a bassa voce.
"Guarda che non te devi mica vergognà? A me non me ne frega niente se sei gay. Pensa che io ho un cugino gay!"
"Davvero? e come lo hai scoperto?" chiesi io incuriosito.
"Quando c'avevo l'età tua mi ha chiesto se me poteva fa un pompino" rispose lui con un mezzo sorriso.
"E tu che hai fatto?"
"Gli ho detto di no, ovvio. Primo perchè è mi cugino, secondo perchè non so gay. Però lui dice sempre che i maschi so più bravi a fa certe cose".
"Se non provi non lo scoprirai mai" risposi io. lui si voltò e mi guardò.
"Non se sa mai nella vita. Forse una volta ci provo".
"E se ti dicessi che sono gay, e che faccio dei fantastici pompini". Non so come diavolo mi uscì quella frase dalla bocca, ma uscì così e basta. Mario si girò lentamente e mi guardò.
"Allora c'avevo ragione. Piccolo so contento per te, ma io non so gay".
"Hai detto che non si sa mai nella vita" risposi io "E poi l'altro giorno hai detto che ho un bel culo".
"Ma che centra. Era per dire". disse lui con tono non curante. Allora decisi di fare un gesto estremo. Mi alzai dalla sedia, andai verso una cattedra abbandonata nell'angolo, mi ci sdraiai sopra e calai i miei pantaloni, lasciando il culo in bella mostra.
"Allora? Che ne pensi adesso?" dissi io in tono di sfida. Per tutta risposta Mario inizio a ridere.
"Ammazza che mele che c'hai piccolo. Sembra davvero il culo di una ragazza".
"Vieni a sentire quanto è liscio e sodo" dissi io. Per alcuni secondi non successe nulla, ma poi sentii i passi di Mario che si avvicinava verso di me, e poi una mano che mi accarezzava appena una natica. Il contatto della sua mano sulla mia pelle mi fece venire i brividi, e poco dopo le carezze divennero vere e proprie palpate. Non riuscivo a credere di aver convinto Mario a palparmi il culo in quel modo. Mi alzai da quella posizione e misi il mio corpo a contatto con il suo, mentre le sue mani non si staccavano dal mio culo.
"Basta piccolo rivestite, o qua finisce male" disse Mario. Ma io non avevo intenzione di perdere quell'occasione. Mi voltai verso di lui e infilai le mani sotto l'elastico della sua tuta, dritta negli slip, dove trovai un cazzo già barzotto.
"Che cazzo fai? Sei scemo?" disse lui stupito, ma non feci in tempo ad allontanarmi che mi inginocchia davanti a lui e trai fuori il suo cazzo, che mi ficcai subito in bocca. "Porca tr..." le parole gli si fermarono in gola mentre cominciavo a lavorarmi il suo cazzo. Dopo poche succhiare lo sentii gonfiarsi, fino a quando non divenne completamente duro. Lo tirai fuori e lo guardai per bene. Era davvero grosso, forse più di 18 cm, bello largo e scuro.
"Perchè te fermi? Riprendilo in bocca" e dicendo così mi prese la testa tra le mani e spinse il suo cazzo tutto nella mia bocca. Era così grosso che facevo fatica a gestirlo, ma a Mario il servizietto sembrava piacere.
"Cazzo piccolo c'avevi ragione. Sei proprio bravo a fa bocchini" teneva gli occhi chiusi e la testa reclinata. Dopo più di un quarto d'ora di pompino Mario cominciò a sudare, e il sudore gli scendeva sul petto dove le goccioline rimanevano imprigionate tra la peluria.
"Perchè non ti metti più comodo?" gli suggerii. Lo guidai verso la scrivania e ci si sedette sopra, mentre con un gesto rapido gli toglievo la canottiera.
"E mo che vorresti fa?" mi chiese lui. Senza rispondere impugnai il suo cazzo cominciando una lenta sega, mentre con la lingua comincia a stuzzicargli i capezzoli e a leccare i pettorali.
"Porca troia piccolo, me stai a fa godè da morì" con una mano mi prese la testa e la spinse contro il suo petto, dove trovai un capezzolo da mordere. Ben presto la sua mano mi spinse verso il basso, dove il suo cazzo svettava pronto per essere accolto di nuovo dalla mia bocca. Mi misi quasi alla pecorina, per mettere bene in mostra il culo nudo, e ricomincia a lavorarmi quel cazzo stupendo. Il godimento di Mario sembrava crescere sempre di più , tra mugolii e rantoli, ma non volevo che venisse subito. Mi alzai di scatto, lasciando Mario sorpreso, e mi sedetti quasi sopra di lui, con il suo cazzo che strusciava tra le mie natiche.
"Ti prego Mario scopami" dissi strusciandomi sempre di più "Voglio sentire il tuo cazzo dentro di me".
"Cazzo quanto sei troia piccolo" disse lui prendendomi per i fianchi e strusciando ancora più forte il cazzo tra le natiche. "Adesso ti faccio sentì io come ti scopo".
Mi girò di scatto e mi mise pancia i giù sulla cattedra, con il culo all'aria e pronto per essere inculato. Sentii dei strani movimenti e mi accorsi che Mario stava prendendo un preservativo dal portafogli. Se lo mise, sputò una o due volte sul mio buco, e poi spinse il cazzo tutto dentro dentro. Mi scappò un grido, che Mario soffocò mettendomi una mano sulla bocca. Ben presto gli affondi di Mario trasformarono il dolore in piacere, e dalla mia bocca cominciarono a uscire gemiti di piacere.
"Cazzo che culo fantastico che hai. Sembra un figa" disse Mario mentre accellerava il ritmo. Io stavo godendo da morire ma allo stesso tempo stavo cominciando a sudare. Cercai di togliermi la maglietta ma fu Mario ad aiutarmi, e facendo così me lo ritrovai addosso, con il petto villoso e sudato a contatto con la mia schiena.
"Porca troia piccolo, sto a godè come un animale" sentivo il suo respiro nell'orecchio destro, e ogni volta che diceva qualche porcata mi faceva godere ancora di più.
"Cazzo non resisto più. Mo vengo" disse ad un certo punto Mario.
"No aspetta" dissi io "voglio che mi vieni in bocca"
"Che maiale che sei" disse lui sfilando il cazzo dal mio culo. Mi inginocchiai davanti a lui, gli tolsi il preservativo e inizia a pomparlo. Il sapore di lattice guastava un pò il sapore di cazzo, ma ben presto avrei assaporato altro. Mario mi mise la testa contro la scrivania, appoggiò le mani sul ripiano, e comincio a scoparmi la bocca a suon di bacino. Il cazzo andava dentro e fuori dalla mia bocca a velocità così rapida che Mario ci mise poco a venire.
"Daje piccolo preparate, sto a venì...ecco che sborro cazzooooo!" il cazzo si irrigidì e sei o sette fiotti di sperma mi riempirono la bocca, così tanta che una parte mi usci fuori colandomi sul mento. Mario si rialzò, mi guardò, e uscendo il suo cazzo dalla mia bocca me lo passo sulle labbra, che io riaprii per ripulirlo per bene.
"Cazzo che scopata piccolo. Sei un fenomeno" disse Mario mentre si rivestiva.
"Allora aveva ragione tuo cugino, noi certe cose le facciamo meglio" dissi io ridendo.
"Si è vero. Ma questa è la prima e l'ultima volta che famo certe cose. Chiaro?" disse Mario guardandomi serio.
"Si chiaro" dissi io un po mortificato. Di certo mi sarei aspettato altre avventure con lui. Lui forse lesse la delusione sul mio viso, così fece un gran sorriso e disse "Mo vai, che sicuro te so venuti a prende". Io uscii dal magazzino e tornai a casa.
Quella fu davvero la prima e ultima volta che io e Mario scopammo...all'interno della scuola.


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